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il manzoni unitario. 177

I versi non belli, in questo frammento, sono parecchi; ma il Manzoni alludeva, nel suo discorso, a questo:

Liberi non sarem se non siamo uni.


Per questa unità da lui voluta, sperata, predicata, fin da giovinetto, il Manzoni aveva il coraggio di combattere apertamente, quantunque così devoto al Capo spirituale della Chiesa, il potere temporale de’ Papi. Per questo riguardo, il Manzoni s’accordava perfettamente con l’antico e col nuovo poeta Ghibellino, con l’Alighieri e col Niccolini; il Poeta quindicenne, nel Trionfo della Libertà, e però prima della sua pretesa conversione, mentrechè egli mostra come Dio, ossia la religione, insegni soltanto l’amore:

Ei, con la voce di natura, chiama
     Tutti ad armarsi, e gli uomini accompagna
     E va d’ognuno al cor ripetendo: ama!


si rivolge dantescamente a Roma:

Ahi! de la libertà l’ampia ruina
     Tutto si trasse ne la notte eterna,
     Ed or serva sei fatta di reina.
Che il celibe Levita ti governa
     Con le venali chiavi, ond’ei si vanta
     Chiuder la porta e disserrar superna.
E i Druidi porporati, oh casta, oh santa
     Turba di lupi mansüeti in mostra
     Che de la spoglia de l’agnel s’ammanta,
E il popol riverente a lor si prostra
     In vile atto sommesso, e quasi Dei
     Gli adora e cole, oh sua vergogna e nostra!


Si offendeva il giovinetto Manzoni nel vedere che in