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174 | il manzoni unitario. |
d’idee più avanzate prevaleva generalmente l’idea della federazione. Il professor De Benedetti racconta in questo modo il colloquio che il Mazzini avrebbe avuto col Manzoni: «Vede, Don Alessandro (avrebbe detto il Mazzini), durante un pezzo siamo stati noi due soli a credere all’unità di quest’Italia. Ora possiamo dire che avevamo ragione.» Al che il Manzoni volendo mostrare che egli vi aveva avuto poco merito, perchè l’unità era inevitabile, con un malizioso sorriso avrebbe risposto: «Il padre del nostro amico Torti, che aveva sempre freddo, cominciava al primo fresco di settembre a dire: Vuol nevicare. A ottobre e novembre sentiva crescere il freddo e ripeteva: Nevica di sicuro. Finalmente, a gennaio o febbraio s’aveva una gran nevicata, e il buon Torti esclamava: L’avevo detto io che doveva nevicare.» Ma, un anno innanzi, prima che il Mazzini gli facesse visita, egli, che era sempre stato un po’ repubblicano e molto unitario, compiacevasi, in somma, di avere indovinato giusto giusto come il padre del Torti. «Alla fede dell’unità d’Italia (egli diceva) ho fatto il più grande dei sacrificii che un poeta potesse fare: quello di scrivere scientemente un brutto verso.»
Questo brutto verso si trova in un frammento di Canzone petrarchesca composta dal Manzoni nell’aprile dell’anno 1815, quando Gioachino Murat bandiva il suo famoso Proclama di Rimini, col quale chiamava alle armi gl'Italiani, in nome dell’Unità italiana. Ma intanto che il Manzoni scriveva, la rotta di Tolentino, con tutti gli ambiziosi disegni del Murat, faceva cadere la penna di mano al nostro giovine Poeta, che, a