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il manzoni unitario. 173

A me corse gridando: «Anima viva,
     Che qua se’ giunta, u’ solo per virtute,
     E per amor di libertà s’arriva.
Italia mia che fa? di sue ferute
     È sana alfine? è in libertate? è in calma?
     O guerra ancor la strazia e servitute?
Io prodigo le fui di non vil’alma.»


Dicono che il Manzoni ed il Mazzini, ritrovandosi insieme un giorno dell’anno 1860, si rallegrassero insieme d’essere stati, per lungo tempo, i soli veri unitarii d’Italia. Nel vero, entrambi misero una specie di ostinazione nel desiderare e nel predicare in tutti i modi ed in ogni occasione l’unità italiana. Anche il Monti, per dire il vero, nella Musogonia aveva collocata la seguente strofa:


E voi di tanta madre incliti figli,
     Fratelli, i preghi della madre udite:
     Di sentenza disgiunti e di consigli,
     Che pensate, infelici, e chi tradite?
     Una deh sia la patria, e ne’ perigli
     Uno il senno, l’ardir, l’alme, le vite.
     Del discorde voler che vi scompagna,
     Deh non rida, per Dio! Roma e Lamagna.


Si può anche ammettere che il Monti fosse in quel momento sincero, ed esprimesse con tali versi il proprio intimo sentimento; ma egli cantò tante volte idoli diversi, dal Braschi a Napoleone, dal Suvaroff all’Imperatore d’Austria, che una sua strofa unitaria non può far di lui un poeta unitario. Prima dell’anno 1860 gli unitarii in Italia si potevano contare; tra i liberali