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il manzoni unitario. 171

severo di quel ch’egli abbia pensato politicamente fra i quindici ed i trent’anni; ma è poi tanto più mirabile il caso, in cui, come avvenne nella vita del Manzoni, si abbia a notare fra la giovinezza, la virilità e la vecchiaia d’un uomo una continuità progressiva di quei pensieri, che sono il fondamento e la regola della sua condotta civile. Del Manzoni si può dire che egli temperò con l’età il modo di manifestare i proprii pensieri; ma la somma di questi rimase costante e si confermò con la vita. Incominciò, come già sappiamo, a cantare il trionfo della libertà a quindici anni. Nel primo Canto del Trionfo incontriamo l’immagine dell’uccello che esce di gabbia e gode della sua libertà, adoprata a significare la gioia del prigioniero italiano ritornato libero:

E a color che fuggir l’aspra catena,
     Prorompea sugli occhi e su le labbia
     Impetüosa del piacer la piena,
Come augel che fuggì l’antica gabbia,
     Or vola irrequieto tra le frondi,
     Rade il suol, poi si sguazza ne la sabbia.

È singolare il vedere come le prime immagini della giovinezza manzoniana rifioriscono vive nella sua tarda vecchiaia. Il Manzoni, più che ottantenne, passeggiando ne’ Giardini Pubblici di Milano, alla vista di uccellini chiusi in gabbia, compose alcuni eleganti distici, nei quali gli uccelli prigionieri, ai quali è contesa la vista del cielo, si lamentano per invidiare la sorte delle anitre che si diguazzano liberamente negli stagni:

Fortunatæ anates quibus æther ridet apertus,
     Liberaque in lato margine stagna patent.