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XVI.


Il Manzoni Poeta unitario.


Noi abbiamo fin qui toccato del Manzoni come riformatore dello stile poetico italiano, come scrittore religioso e come autore di tragedie storiche ed autobiografiche. Vediamo direttamente e particolarmente lo scrittore politico.

Le opinioni politiche espresse in verso da un giovinetto di quindici anni non sembrano doversi pigliare molto sul serio. Quella spontaneità che appare, per lo più, nella manifestazione de’ sentimenti di un giovine, è solo apparente; il giovine prima dei trent’anni sposa con ardore e difende con impetuosa eloquenza quelli che crede i suoi principii inviolabili e santi; ma egli non gli ha, gl’impara, li sposa, li riceve, gli accetta; rado accade che essi siano il prodotto di un intimo proprio convincimento. Il giovine, con tutta la sua furia simpatica che lo spinge a concepire i disegni più arditi e più vasti, a intraprendere le opere più pericolose, e con la felice illusione in cui vive che tutto il mondo sia suo, è meno libero assai dell’uomo maturo, tanto più composto e regolato nel suo modo di pensare, di sentire e di operare. Il giovine si crede libero, quando segue tutti i suoi istinti più diversi; l’uomo invece sente la libertà solamente dal punto, in cui egli incomincia a governare questa tumultuosa varietà d’istinti, a reggere la propria volontà, a dominare sè stesso. Non è quindi da chiedersi ad un giovine conto troppo