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150 il manzoni a brusuglio.

per la loro angustia; chi si rassegna a ragionare in quel dato modo, come l’esemplare delle opere del Voltaire già possedute dal Manzoni, avrebbe potuto indifferentemente sopprimere il genio del Manzoni. Alcune delle lettere di lui al Tosi ci fanno paura; questa per esempio: — «Veneratissimo e Carissimo Signor Canonico. Le rispondo immediatamente, perchè Ella possa assicurare la nota persona che tutto sarà saldato. Io intanto ringrazio vivamente il Signore che ci ha offerto questo fortunato mezzo di propiziazione per noi peccatori, e ringrazio pure di cuore la carità di Lei, del cui Santo Ministero Dio si vale per tutto quel bene ch’io possa fare. Dico senza esitare questa parola, perchè malgrado la mia profonda indegnità sento quanto possa in me operare la Onnipotenza della Divina Grazia. Si compiaccia di pregare il buon Gesù che non si stanchi di farne risplendere i miracoli in un cuore che ne ha tanto bisogno. È inutile raccomandarle il segreto. Si ricordi intanto d’una famiglia che tanto la venera ed ama, e mi tenga sempre Suo umilissimo e affezionatissimo Figlio in Gesù Cristo, Alessandro Manzoni.» — Questo eccesso di umiltà cristiana ci atterra. La lettera allude, senza dubbio, ad una buona azione, a qualche opera di carità, per la quale il futuro Autore di quei bei versi, in cui si raccomanderà di far l’elemosina:

Con quel tacer pudìco
Che accetto il don ti fa,


domanda il segreto. Ma il linguaggio di quella lettera, pur troppo, ci umilia. Per fortuna, il Manzoni stesso