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110 l’urania — l’idillio manzoniano.

Di far, parlando, alla risposta indugio.
Allor su l’erba s’adagiâro, il plettro
Urania prese; e gli accordò quest’inno
Che, in minor suono, il canto mio ripete.


Ma spogliando il Carme del suo apparato mitologico, noi troviamo in esso i sentimenti particolari del poeta e però un nuovo elemento biografico, del quale ci giova tener conto. Il poeta Pindaro, dopo aver dato prove del suo valore poetico ed onorate le Muse, riesce improvvisamente dubitoso delle proprie forze; onde la Musa discende a rimproverarlo insieme ed aggiungergli coraggio. Il Manzoni, quantunque vago di riposo, quando s’accingeva all’opera non s’arrestava facilmente innanzi alle cose difficili; anzi, metteva più forte impegno per riuscire; il modo con cui tormentò sè stesso negli Inni Sacri, lo sforzo giovanile per frenare i versi volubili e ribelli, il lungo, ostinato studio ch’egli, lombardo, pose nella parlata fiorentina, possono servire di commento a questi versi dell’Urania:

.... Baldanza a quel voler non tolse
Difficoltà, che all’impotente è freno,
Stimolo al forte.


Le Muse e le Grazie discendono sulla terra e recano i loro beneficii ai mortali, cioè la pace, la concordia, la pietà. I versi seguenti del Manzoni, non ancora cattolico, concordano perfettamente col fine dell’Inno sulla Pentecoste, e col precetto evangelico che la mano sinistra non deve sapere quello che fa la destra, e ci dimostrano insomma ch’è una poco pia menzogna il miracolo della conversione dall’ateismo, dal materia-