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88 introduz. alla scienza sociale [§ 66-69]

sottili ed astrusi ragionamenti; ed a lui toglieva la fede, senza potervi in nessun modo sostituirvi utili frutti della ragione.

67. Tale opera insidiosa e nefasta era vivamente sentita dai contemporanei, che istintivamente intendevano quanto danno potesse recare; onde, per essa, ebbe Socrate nemici tanto nella parte oligardica, come nella democratica; i Trenta gli proibirono espressamente di discorrere coi giovani1; i democratici lo condannarono a morte.

68. Ma, come bene osserva lo Zeller (Philosophie der Griechen, Bd. II, 2 A., p. 193), il male era generale e non restringevasi all’insegnamento di Socrate; «tutti gli uomini colti del suo tempo avevano ricevuto l’insegnamento di una critica indipendente, distruggitrice della fede e della morale tradizionali». Aristofane stesso, che vuole ricondurre i contemporanei alle idee antiche, «è tutto pieno dei concetti del suo tempo».

69. Occorre di non dimenticare una circostanza di non gran momento per la storia di quel tempo, ma che acquista valore per l’analogia che fa scorgere con altri fenomeni posteriori; ed è che, mentre le antiche credenze si affievolivano, le pratiche dei


  1. Xenoph., Mem., I, 2, 36. I Trenta fecero venire in loro presenza Socrate, e questi fingendo di non capire, chiedeva se, quando comperava ad un uomo sotto ai trenta anni, non doveva chiedere il prezzo. {Wl|Q3271893|Caricle}} rispose che bene ciò poteva fare, «ma tu suoli, Socrate, chiedere ciò che ottimamente sai, lascia stare tale interrogare». Proseguendo Crizia, che era un altro dei Trenta, disse, 37: «Conviene, Socrate, che tu lasci stare i calzolai, i legnaioli, i fabbri; perchè sono infastiditi dei tuoi discorsi».