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62 | introduz. alla scienza sociale | [§ 35-37] |
ciò, e poniamo che per umano genere s’intenda tutti gli uomini; rimangono sempre gravissimi quesiti, cioè: quando la felicità degli uomini viventi trovasi in contrasto con quella degli uomini nascituri, a quale devesi dare la prevalenza? Quando, come spesso accade, la felicità degli individui presenti trovasi in contrasto colla prosperità della specie; questa deve cedere a quella, o viceversa? Notiamo che l’incivilimento europeo è frutto di infinite guerre e della larghissima distruzione dei deboli compiuta dai forti; con quelle sofferenze si è comprata la prosperità presente; ciò è bene o è male? Il principio che abbiamo posto non vale per risolvere il quesito.
36. 2.° Supponiamo una collettività costituita da un lupo e da un agnello: la felicità del lupo sta nel mangiare l’agnello, quella dell’agnello, nel non esser mangiato. Come facciamo a render felice quella collettività? Nell’umano genere, ci sono popoli bellicosi e popoli imbelli; la felicità dei primi sta nel conquistare i secondi, e la felicità di questi, nel non essere conquistati. Occorre ricorrere a qualche altro principio, ed eliminare, per esempio, la felicità dei popoli bellicosi; sentenziarla meno degna di quella dei popoli imbelli, che si considererà sola. Ma in tal caso quel bel principio, che era stato instituito apposta per sciogliere i problemi morali, all’atto pratico si mette da parte, e non serve più a niente.
La felicità dei romani stava nel distruggere Cartagine; la felicità dei cartaginesi, forse nel distruggere Roma, per fermo, nel non avere distrutta la città loro. Come farai a procacciare la felicità dei romani e dei cartaginesi?
37. 3.° Potrebbesi rispondere: la felicità totale,