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486 | fenomeno economico concreto | [§ 66-68] |
Del pari è errata l’opinione che i dazi protettori sono accettati solo per cagione dell’ignoranza del pubblico; poichè chi di quei dazi gode, dà anzi spesso prova di un sottile accorgimento e di un giusto sentimento dell’opportunità; e chi ne fa le spese pecca non tanto per ignoranza quanto per mancanza di coraggio e per non essere atto ad un virile operare.
Ciò si vede anche meglio osservando come i consumatori non operano diversamente in casi simili, in cui in nessun modo può valere la scusa dell’ignoranza. Per esempio, quando una lega come quella dei litografi fa noto a tutti che scomunica e perseguita il produttore reo di praticare prezzi vantaggiosi ai consumatori (§ 12), questi potrebbero invece favorirlo e combattere chi si affatica per procacciare il danno loro. Se non sono da tanto, se a loro non basta l’animo di accingersi ad opera veramente agevole, come mai potrebbero compiere quella ben altrimenti difficile di mutare le leggi e di sottrarsi al peso dei dazi protettori? Il mondo, infine, è di chi se lo piglia.
67. Non basta osservare che la protezione è instituita da coloro che vi hanno un tornaconto diretto, e in gran parte da coloro che mirano per tale modo a fare propri i beni altrui, per condannarla; poichè le cagioni essendo queste, il fine a cui riescono costoro potrebbe essere il bene del paese. Abbiamo visto che gli imprenditori, nel determinare i coefficienti di produzione, non hanno di mira altro che il proprio tornaconto, eppure riescono a disporre la produzione pel maggior bene dei consumatori. Alcunchè di simile potrebbe seguire per la protezione.
68. Non è possibile giudicare gli effetti della protezione, o del libero-cambio, paragonando paesi ove