Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
[§ 32-33] | fenomeno economico concreto | 461 |
lino altra bellissima pretensione dei riveriti scioperanti; quella cioè di essere pagati pei giorni di sciopero, come se avessero lavorato; ed in qualche caso hanno trovato gente tanto debole e vile da concedere loro ciò. Se quest’ordinamento diventerà generale, non si vede perchè gli operai, sotto varî pretesti, non starebbero in sciopero tutto l’anno; andando a spasso e godendosi la paga. Meraviglia non è che desiderino ciò; poichè infine ciascuno s’adopra per procacciare il proprio utile; meravigliosa è invece la codarda sciocchezza dei signori umanitari, che vanno in cerca col lanternino di sofismi atti a giustificare tali pretensioni.
33. In ciò si manifesta chiaramente l’esistenza di una casta privilegiata, dalla quale sola il governo soffre quelle prepotenze, mentre non lo patisce, nè le patirebbe certo, dai borghesi o da altra qualsiasi classe sociale. E si manifesta pure il mutamento delle opinioni che precede e prepara il mutamento delle leggi, poichè quei fatti, nonchè muovere a sdegno, sono accettati con supina rassegnazione dalla stessa classe borghese. La Corte di cassazione, in Francia, giudicò che lo sciopero rompe il contratto del lavoro, onde così permane ancora la legge vigente; ma già l’opinione la vuole mutata, e lo Jaurés chiede che sia riformata, e che lo sciopero non rompa il contratto di lavoro. Quando ciò sia ottenuto, sarà costituito un nuovo e grandissimo privilegio in favore degli operai. Costoro potranno starsene lontani dall’officina per giorni, mesi ed anni, e l’imprenditore sarà sempre legato a loro dal contratto di lavoro; ma se, per esempio, l’oste dal quale certi operai stanno a retta cessasse dal dare loro da mangiare, s’intenderebbe, e giustamente, che il contratto sarebbe rotto, e che quegli operai potrebbero provvedersi altrove.