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[§ 3-5] | introduz. alla scienza sociale | 37 |
dividuo, e per tal modo sono pure in parte non-logiche. È ben noto che vi sono individui che più facilmente operano al rialzo; altri al ribasso.
Bisogna badare bene che non-logico non vuol già dire illogico; cioè un’azione non-logica può essere quanto di meglio sarebbe dato di trovare, coll’osservazione dei fatti e colla logica, per adattare i mezzi al fine; ma quell’adattamento è stato ottenuto per altra via che quella di un ragionamento logico.
Per esempio è noto che le cellule degli alveari delle api sono terminate da una piramide, la quale, col minimo di superficie, quindi colla minore spesa di cera, racchiude il massimo volume, cioè la maggiore quantità di miele. Ma nessuno suppone che ciò accada perchè le api abbiano risoluto col sillogismo e la matematica un problema di massimo; evidentemente è un’azione non-logica, sebbene i mezzi sono perfettamente adattati al fine, e che quindi l’azione è lungi dall’essere illogica. Eguale osservazione si può fare per molte e molte altre azioni che usualmente si dicono istintive, sia nell’uomo sia negli animali.
4. Occorre osservare che l’uomo ha una tendenza spiccatissima a figurarsi come logiche le azioni non-logiche. Tale tendenza è dello stesso genere di quella per cui l’uomo anima, personifica, oggetti e fenomeni materiali. E così questa come quella hanno appoggio nel linguaggio volgare, il quale, serbando le traccie dei sentimenti che esistevano quando si è formato, personifica cose e fatti, e li presenta come risultamenti di logiche volontà.
5. La tendenza a figurarsi come logiche le azioni non-logiche si attenua e diventa la tendenza, egualmente errata, a considerare le relazioni tra i feno-