[§ 25] |
fenomeno economico concreto |
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ogni uomo valido, non avente rendite proprie, doveva lavorare ad un prezzo fissato dallo Statuto1.
Nonostante questo, i salari agricoli aumentarono e i tentativi per resistere a quell’aumento furono continui. Uno statuto del 5.° anno del regno di Elisabetta affidò ai giudici di pace, riuniti nelle loro sessioni ogni trimestre, di fissare i salari dei lavoranti dei mestieri e dei lavoranti agricoli; e questo regolamento ebbe vigore sino all’anno 1814; da questo tempo si lascia operare la concorrenza, ma si proibiscono le leghe operaie. Nel 1825, queste sono in parte permesse, ma sussistono restrizioni, che vengono tolte nel 1875. Si ha un brevissimo periodo di libertà; e poi i lavoratori, da oppressi divenuti oppressori, impongono le loro condizioni, e la legge li favorisce. Nel 1904 tutti i partiti, preparandosi alle prossime elezioni, fanno a gara nell’avvilirsi adulando gli operai. Il partito detto liberale, conservato il nome ma rinnegati i principii, volge al socialismo e promette, se conseguirà vittoria, di porre ogni potere della legge al servizio degli operai; il partito detto conservatore, che governa, può non solo promettere, ma dare effettivamente, e fa approvare dalla Camera dei Comuni una legge mercè la quale le Unioni operaie non avranno più responsabilità negli scioperi da esse promossi, e gli scioperanti
- ↑ Nessun individuo di meno di 60 anni, di condizione libera o servile, non potrà rifiutare di lavorare alla terra ai prezzi ordinari del ventesimo anno del regno (1347). Solo potrà ciò fare chi vive dei frutti del commercio, ha qualche mestiere, possiede rendite sufficienti, o coltiva per proprio conto la terra... Gli antichi salari serviranno di norma; saranno processati coloro che chiedono di più... I signori che pagheranno maggiori salari saranno colpiti da una multa eguale al triplo dell’eccesso pagato.