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[§ 17-20] | fenomeno economico concreto | 445 |
zione dei beni economici; la seconda, ad appropriarsi i beni prodotti da altri. Nell’antichità classica la guerra era mezzo principale per appropriarsi i beni altrui; oggi l’operazione ha luogo principalmente a danno dei concittadini.
18. Giova notare che la partizione accennata dell’attività degli uomini non è subordinata ad una distribuzione che risulterebbe dalla libera concorrenza, ma è generale. Supponiamo una società in cui i beni si distribuiscano secondo una norma qualsiasi: per esempio, ognuno dei componenti la società ne abbia parti eguali; avremo ancora quella partizione dell’attività degli uomini: cioè parte di essi si adopreranno a produrre i beni che debbono poi distribuirsi egualmente, e parte si adopreranno, non a produrre, ma ad appropriarsi i beni prodotti dagli altri.
19. È evidente che, per tale modo, non si consegue il massimo utile economico per la società. Non possiamo essere tanto recisi nell’affermare che venga meno del pari l’utile sociale, poichè la contesa per appropriarsi i beni altrui può favorire la selezione.
20. Al principio del secolo XIX gli economisti credettero che l’uniformità notata nella storia stava per avere fine: essi la ritenevano cagionata dalla ignoranza e avevano fede che, tolta la causa, col diffondersi della conoscenza della scienza economica, verrebbe pur meno l’effetto1. Era del rima-
- ↑ Caratteristico è il ragionamento di G. B. Say, Cours complet d’écon. pol. pratique, p. 9-11: «L’economie politique, en nous faisant connaitre les lois suivant lesquelles les biens peuvent être créés, distribués et consommés, tend donc efficacement à la conservation et au bien-étre non seulement des individus, mais aussi de la