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408 | la popolazione | [§ 104-107] |
poichè è impossibile togliere che un uomo non dipenda, almeno in parte, dalla propria attività passata e dalle circostanze in cui ha vissuto, non fosse altro per l’esperienza che ha potuto acquistare. I popoli selvaggi più miseri si avvicinano solo a tale stato, avendo essi generalmente qualche tugurio, qualche arma, infine qualche capitale.
105. All’altro estremo, si può immaginare una società in cui ogni uomo, dalla nascita alla morte, ha la sua parte assegnata, e da quella non si può distrarre; la stabilità vi sarebbe somma, la società sarebbe come cristallizzata. Anche questo caso estremo non esiste in realtà; vi si avvicinano, più o meno, le società con caste rigidamente costituite.
106. Casi intermedii di ogni genere s’incontrano nelle società che hanno esistito, e che esistono. Nelle società moderne, l’elemento di stabilità è dato dalla proprietà privata e dall’eredità; l’elemento di mutabilità e di selezione, dalla facoltà concessa a tutti di salire quanto è possibile nella gerarchia sociale. Nulla, per vero dire, indica che tale stato sia perfetto, nè che debba durare indefinitamente. Se si potesse efficacemente togliere qualche genere di proprietà privata, per esempio quello dei capitali, nonchè, in parte od in tutto, l’eredità, sarebbe molto affievolito l’elemento di stabilità e rinvigorito l’elemento di mutabilità e di selezione. Non si può a priori decidere se ciò sarebbe utile o dannoso alla società.
107. I ragionamenti i quali, movendo dalla premessa che pel passato è stato utile di scemare la forza di uno di quei due elementi e di crescere quello dell’altro, concludono che sarà egualmente utile seguitare a far ciò in avvenire, non hanno alcun valore; poichè in tutti i problemi quantitativi