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[§ 101-104] | la popolazione | 407 |
101. I quattro generi di fatti ora accennati, cioè: la gerarchia — lo avvicendarsi delle aristocrazie — la selezione — la proporzione media di ricchezza o di capitali per individuo — sono di gran lunga i principali che determinano i caratteri delle società, cioè gli altri fatti sociali; ma questi poi operano a loro volta su quelli, onde si ha una relazione di mutua dipendenza, e non già una relazione di causa ad effetto.
102. Condizioni quantitative per l’utilità della società e degli individui. — Non pare, per ora, che ci sia da mettere un limite al crescere della proporzione media dei capitali; ma potrebbe darsi che venisse giorno in cui ciò fosse da considerarsi.
103. Invece, per la gerarchia — lo avvicendarsi delle aristocrazie — la selezione, il problema del massimo di utilità è principalmente quantitativo. Le società umane non possono sussistere senza una gerarchia; ma sarebbe gravissimo errore concludere da ciò che saranno tanto più prospere quanto più tale gerarchia sarà rigida. Similmente, il mutarsi delle aristocrazie è giovevole; ma vi è pure un elemento di stabilità che non è da trascurarsi. Conviene che la selezione si mantenga in limiti tali che gli effetti di essa non siano comprati con eccessive sofferenze.
Da tali considerazioni nascono molti e gravi problemi, che qui non possiamo trattare. Ci basta avere accennato che esistono; il che da molti è ancora ignorato, o posto in dubbio, o negato.
104. Stabilità e selezione. — Si potrebbe immaginare una società umana in cui ogni uomo svolgesse ogni giorno la propria attività indipendentemente dal passato; la mutabilità vi sarebbe somma. In modo assoluto, tale stato di cose è impossibile,