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[§ 45] | principii generali | 31 |
intuizione, due risposte di genere essenzialmente diverso; poichè la prima poteasi verificare sperimentalmente, non così la seconda.
L’origine di quelle risposte è la stessa; esse sono la traduzione, senza che la mente di Pericle ne avesse coscienza, di certe impressioni da lui provate. Ma quella traduzione ha valore ben diverso nei due casi. Per il primo quesito aveva gran peso l’opinione di Pericle, e non avrebbe avuto gran peso l’opinione di uno scita qualsiasi, che non conoscesse gli ateniesi; pel secondo quesito, tanto peso aveva l’opinione di Pericle come quello dello scita; poichè a dir vero, nè questo, nè quello, poteva esser dimestico di Pallas Atena.
L’avere Pericle pratica degli ateniesi faceva sì che più e più volte aveva potuto verificare, correggere, adattare, le previsioni sue a loro riguardo; ed il risultameuto dell’esperienza passata si traduceva in una nuova intuizione, e ad essa dava valore; ma ciò evidentemente non poteva avere luogo per le intuizioni riguardanti Pallas Atena.
Se un uomo che non conosce punto l’arboricoltura, vedendo un albero, ci dice che esso tra breve morrà; non daremo a quelle parole più valore che se fossero dette a caso; se invece ce le dice un provetto arboricoltore, avremo per buona la sua intuizione, perchè è fondata sull’esperienza. E anche se quei due uomini hanno a priori le stesse conoscenze; ma, se l’esperienza ci fa conoscere che questo rade volte erra nelle previsioni o intuizioni, e che quello invece sbaglia il più delle volte, concederemo ai detti di questo una fede che negheremo ai detti di quello. Ove poi non soccorra in alcun modo l’esperienza, avranno pari valore le previsioni o intuizioni di entrambi, e quel valore sarà sperimentalmente zero.