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[§ 63-65] | la popolazione | 389 |
e delle nascite; è impossibile concedere che riproducano precisamente variazioni nell’istinto della riproduzione. Inoltre, presso tutti i popoli, si osservarono maggiori oscillazioni. Carestie, epidemie, guerre, ridussero considerevolmente il numero di certe popolazioni, che, dopo pochi anni, tornarono nello stato primitivo.
64. Rimane quindi solo la seconda ipotesi, e si può dimostrare rigorosamente che corrisponde ai fatti. Gli autori che implicitamente fanno propria quell’ipotesi sogliono ad essa dare altra forma; specificano cioè quegli ostacoli e dicono che le sussistenze limitano la popolazione. Ciò dà luogo a discussioni sul modo di accrescere la quantità di sussistenze: sia col togliere lo spreco che se ne può fare, sia aumentandole con provvedimenti stimati utili per tale scopo. Così la discussione devia. Conviene dunque tagliare corto a tali considerazioni; ed invece di un limite elastico, quale è quello delle sussistenze, considerare un limite fisso, cioè quello dello spazio.
65. In Norvegia, la differenza tra le nascite e le morti, dal 1865 al 1880, dà un aumento annuo di popolazione di 13,48‰; per l’Inghilterra, dal 1861 al 1880, si ha 13,4‰; per l’impero tedesco, 12,3‰. Supponiamo che la popolazione di questi tre Stati, che era di 72,728,000 nel 1880, seguiti a crescere secondo la minima delle tre proposizioni osservate, cioè del 12,3‰ all’anno. Fra 1200 anni, darebbe un numero di esseri umani eguali a 1707 seguito da undici zeri. La superficie del globo terrestre è di 131 milioni di Kilom. quadrati; vi sarebbe dunque più di un abitante per ogni metro quadrato. Ciò è assurdo; quindi è assolutamente impossibile che la popolazione dei tre Stati considerati possa seguitare a crescere, pel futuro, colla medesima proporzione effettivamente osservata dal 1861 al 1880.