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[§ 92-95] | l’equilibrio economico | 359 |
dei prodotti non si propaga ai prezzi dei fattori della produzione in modo eguale a quello col quale la pressione esercitata su questi prezzi si propaga a quelli. In sostanza, in un modo o nell’altro, si giunge ad un aumento generale dei prezzi; ma quell’aumento non è lo stesso pei vari beni economici, e quelle variazioni differiscono dal primo al secondo modo. Sono favoriti e danneggiati individui diversi, secondo che si opera col primo o col secondo modo.
93. Erronee interpretazioni della concorrenza degli imprenditori. — La concorrenza degli imprenditori si manifesta colla tendenza che essi hanno di offrire, ad un certo prezzo, più merce di quella richiesta dai consumatori; oppure, ciò che è lo stesso, nella tendenza che essi hanno di offrire una certa quantità ad un prezzo minore di quello pagato dei consumatori (IX, 94).
Dall’osservazione di quei fatti, malamente interpretati, è nato l’errore che vi sia un eccesso permanente di produzione. Se tale eccesso esistesse realmente, si dovrebbe osservare un’accumulazione ognora crescente delle merci; e, per esempio, dovrebbe ognora crescere lo stock esistente nel mondo, di carbon fossile, di ferro, di rame, di cotone, di seta, ecc. Ciò non si osserva; dunque quell’imaginato eccesso di produzione può esistere solo come tendenza, non già come fatto.
94. Ammesso quell’eccesso di produzione, si è asserito che gioverebbe agli imprenditori di crescere il salario degli operai, perchè così, dicesi, crescerebbe il «potere di compra» degli operai e per conseguenza il consumo.
95. In questa proposizione c’è solo di vero che l’imprenditore il quale, ad esempio, paga il doppio