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336 | l’equilibrio economico | [§ 27-30] |
spese sono giovevoli alla società, ed in qualche caso ad essa indispensabile; si osserva solo che l’utilità loro è di genere diverso di quella che direttamente segue dalla produzione economica.
28. D’altra parte, le spese degli individui sono lungi dall’essere ristrette ai beni economici che comperano. Le imposte ne sono una parte notevole.
Con calcolo assai grossolano, ma che non si discosta forse molto dal vero, si stima che, in parecchi paesi dell’Europa, circa il 25% dell’entrata degli individui sia preso dall’imposta. La teoria esposta or ora non avrebbe dunque valore che per ¾ al massimo delle somme che costituiscono l’entrata totale di una nazione.
29. È facile modificarla in modo da tener conto dei fenomeni di cui abbiamo fatto cenno. Basta perciò separare nell’entrata degli individui la parte che ha origine da fenomeni economici, da quella che vi è estranea, e così pure per le spese.
30. La parte dell’entrata lasciata agli individui, viene spesa da essi secondo i propri gusti; e, per la sua ripartizione fra le varie spese, vale la teoria già esposta per l’equilibrio riguardo ai gusti. La parte prelevata dall’autorità pubblica viene spesa con altri criteri, che non spetta alla scienza economica di indagare. Questa deve dunque supporre che figurino tra i dati del problema da risolvere. Le leggi della domanda e dell’offerta seguiranno dalla considerazione di quelle due categorie delle spese. Se se ne considerasse una sola, la divergenza col fenomeno concreto potrebbe essere considerevole. Per esempio, pel ferro e per l’acciaio, le domande dei governi investono una parte notevole della produzione.