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[§ 30-32] | i gusti | 251 |
deriamo solo fenomeni medii e che si ripetono, in modo da eliminare il maggior numero di variazioni accidentali.
Chi stimasse che ciò è troppo poco, non ha che da procurare di fare più e meglio. La via è aperta e il progredire della scienza è continuo. Ma, intanto, meglio poco che niente; tanto più che l’esperienza ci insegna che in tutte le scienze il poco è sempre stato necessario per giungere al più.
31. Qualcuno ha potuto credere che, pel solo fatto di usare la matematica, l’economia politica avrebbe acquistato nelle sue deduzioni il rigore e la certezza delle deduzioni della meccanica celeste. Ciò è gravissimo errore. Nella meccanica celeste, tutte le conseguenze che si sono tratte da una ipotesi sono state verificate dai fatti; onde pare probabilissimo che quell’ipotesi basti per darci un concetto preciso del fenomeno concreto. Nell’economia politica, non possiamo avere speranza di simile prospero successo, poichè sappiamo, senza alcun dubbio, che le nostre ipotesi in parte divergono dalla realtà, onde solo entro certi limiti le conseguenze che da esse si ricavano potranno corrispondere coi fatti. Del resto è ciò che accade nella maggior parte delle arti o scienze concrete, per esempio nell’arte dell’ingegnere. La teoria, per tale modo, è dunque più spesso un modo di ricerca che di dimostrazione, e non si deve mai trascurare di verificare se le sue deduzioni trovano corrispondenza nella realtà.
32. L’ofelimità e i suoi indici. — Nel ragionare dell’ofelimità occorre tenere presente di distinguere l’ofelimità totale (o il suo indice) dall’ofelimità elementare (o dall’indice di questa). La prima è il piacere (o l’indice del piacere) che reca la quantità