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[§ 5-8] | i gusti | 239 |
è insignificante, ed è ciò che esprime il proverbio francese: abondance de biens ne nuit jamais; ma vi sono casi eccezionali in cui può essere notevole e se ne debba tenere conto.
6. In quanto alla sensazione del possibile consumo, che sostituisce quella dell’effettivo consumo; se si considerano azioni ripetute, come appunto fa l’economia politica, quelle due sensazioni, alla fin fine, si trovano in un rapporto costante e tale che, senza grave errore, la prima può sostituire la seconda. In casi eccezionali, per individui molto imprevidenti e sbadati, può essere utile tenere conto della differenza di quelle due sensazioni, ma, per ora, su ciò non ci fermeremo.
7. Il considerare le quantità a disposizione dell’individuo ha anche un altro vantaggio, ed è quello di concederci di non tener conto dell’ordine dei consumi, supponendo che tale ordine è quello che meglio piace all’individuo. È evidente che mangiare la minestra in principio del pranzo e il dolce alla fine, oppure il dolce in principio e la minestra alla fine, non reca lo stesso piacere; onde si dovrebbe considerare quell’ordine, il che farebbe crescere a dismisura le difficoltà della teoria, ed è buono di cavarci questa spina.
8. Non è sola. Il consumo delle merci può essere indipendente; ossia l’ofelimità che reca il consumo di una merce può essere la stessa qualunque siano i consumi delle altre, cioè può esserne indipendente. Ma ciò non segue in generale; e spesso accade che i consumi sono dipendenti, cioè che l’ofelimità recata dal consumo di una merce dipende dai consumi di altre merci.
Giova distinguere due generi di dipendenza, cioè: 1.° Quella che nasce dall’essere il piacere di un