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232 | conc. gen. dell’equil. econ. | [§ 221-222] |
nati dall’eguaglianza del costo di produzione di ciascuna merce e del suo prezzo di vendita.
Se vorremo tenere conto del fatto che le merci considerate sono quelle che si possono produrre con quel costo al momento in cui si stabilisce l’equilibrio, discorreremo del costo di riproduzione, invece del costo di produzione.
Il nostro Ferrara si spinse più in là; egli considerò il costo per produrre non una merce, ma una sensazione1, e con ciò venne a tenere conto, sia pure in modo imperfetto, non solo delle condizioni (D), ma anche delle (A). Ove si pensi che egli fece ciò senza il valido aiuto delle considerazioni matematiche, che fanno tanto semplice il problema, si deve ammirare la potenza veramente straordinaria del suo ingegno. Nessuno fra gli economisti non-matematici potè spingersi più in là.
222. Consideriamo le categorie (A) e (B); da esse possiamo dedurre le quantità di merci determinate dai prezzi (le quantità in funzione dei prezzi) ossia ciò che gli economisti hanno chiamato le leggi della domanda e dell’offerta. E se, al solito, supponiamo che le altre categorie di condizioni siano soddisfatte da per sè, potremo dire che le quantità sono determinate dai prezzi, mercè le leggi della domanda e dell’offerta.
Gli economisti non-matematici non ebbero mai un’idea chiara di quelle leggi. Spesso parlavano della domanda e dell’offerta di una merce come se dipendesse solo dal prezzo di detta merce2. Ac-
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