Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
230 | conc. gen. dell’equil. econ. | [§ 218-219] |
ciamo l’ipotesi più favorevole ad un simile calcolo; supponiamo di avere superato tutte le difficoltà per conoscere i dati del problema, e che ci siano note le ofelimità di tutte le merci per ciascun individuo, tutte le circostanze della produzione delle merci, ecc. Tale ipotesi è già assurda; eppure non basta a rendere praticamente possibile la soluzione del problema. Abbiamo veduto che nel caso di 100 individui e di 700 merci ci sarebbero 70.699 coudizioni (in realtà molte circostanze, ora trascurate, farebbero anche crescere quel numero); avremmo dunque da risolvere un sistema di 70.699 equazioni. Ciò praticamente supera la potenza dell’analisi algebrica, e tanto più la supererebbe ove si considerasse il numero favoloso di equazioni che si avrebbe per un popolo di quaranta milioni d’individui e per qualche migliaio di merci. Onde, in tal caso, sarebbero invertite le parti: ed invece di essere la matematica che viene in aiuto all’economia politica, sarebbe l’economia politica che verrebbe in aiuto alla matematica. Se cioè fossero veramente conosciute tutte quelle equazioni, unico mezzo accessibile alle forze umane per risolverle sarebbe di osservare la soluzione pratica data dal mercato mediante certe quantità e certi prezzi.
218. Ma, se le condizioni trovate non possono servire praticamente a calcoli numerici di quantità e di prezzi, esse sono l’unico mezzo che sinora ci sia noto per avere un qualche concetto del come variano quelle quantità e quei prezzi, e meglio, in generale, del come abbia luogo l’equilibrio economico.
219. Costretti dai fatti, anche gli economisti a cui quelle condizioni erano ignote dovettero tenerne conto. L’opera loro si compendia in ciò che cerca-