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198 | conc. gen. dell’equil. econ. | [§ 138-141] |
mente un utile, per poco tempo. Del resto, se egli ciò non facesse, altri lo farebbe; così cresce man mano l’inclinazione di mc su mo, e ci avviciniamo alla linea hk. Giunti su di essa, cessa il vantaggio di accrescere la quantità trasformata di A; e, venendo meno la causa, viene per conseguenza anche meno l’effetto.
139. Se il produttore sta in c', egli si accorge presto che ha vantaggio nello scemare la quantità ma' di A trasformata. Per accrescere quella quantità egli doveva contendere coi concorrenti; ma, per ridurla, opera da solo e non si cura d’altri. Egli dunque scema l’inclinazione di mc' su mo e si avvicina alla linea di massimo utile hk, senza darsi il minimo pensiero se altri concorrenti lo han seguito o no. Notisi che il suo movimento può avere luogo interamente sul sentiero mc'; onde egli, operando strettamente secondo i principii del tipo (I), si reca in v perchè ivi sta meglio che in c'. Oltre v non procede verso m, perchè starebbe peggio.
140. In conclusione dunque, il produttore che trovasi oltre hk, rispetto ad m, è ricondotto su hk dal proprio tornaconto. Il produttore che trovasi al di qua di hk, rispetto ad m, è ricondotto, forse da solo, e certamente dalla concorrenza, su hk. Anche da solo ci andrebbe sicuramente, ove si potesse ammettere che opera strettamente secondo il tipo (I).
141. Rimane da esaminare il caso in cui non esiste quella linea di massimo utile.
Sia cd la linea dei baratti, hk la linea delle trasformazioni complete del produttore. La regione degli indici positivi è al di là di hk, rispetto a m. Abbiamo due casi segnati in (μ) e in (π).