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[§ 122-124] | conc. gen. dell’equil. econ. | 191 |
conosce che la sua condizione è peggiorata, che gli conviene di trovar modo di provvedere ai fatti suoi e di tornare in h, o almeno in un punto molto vicino. Perciò egli imiterà l’esempio dato dal primo individuo o gli farà tornare in mente che chi la fa l’aspetta. Seguirà un sentiero molto più prossimo, ma poco meno inclinato di md', e così giungerà ad un punto h'' della linea kh.
Ora è il primo individuo a cui occorre di provvedere ai fatti suoi, e da capo egli percorrerà un sentiero meno inclinato. Così via via i due individui si avvicineranno al punto l, movendosi nel senso della freccia.
Fenomeni analoghi seguono movendo dal punto c. Il secondo individuo che si trova in c, che per lui è punto termine, vuole avvicinarsi a k, che è il punto più alto del sentiero mck, perciò egli consente a ricevere meno A per la stessa quantità di B; segue cioè un sentiero come mk', più inclinato di mk sull’asse ox. Il primo individuo è costretto ad imitare quell’operare; e così, via via, i due individui si avvicinano a l, nel senso della freccia.
123. Il punto di equilibrio è dunque l, e lo diremo punto di equilibrio stabile; perchè, se i due individui si allontanano da l, tendono poi a tornarvi.
124. Ragioniamo del punto (β). Come abbiamo veduto, la linea di equilibrio è hld. Supponiamo che i due individui sieno in d; il secondo individuo da quel punto, che per lui è punto termine, vorrebbe avvicinarsi a k; egli per ciò fare non ha altro modo che consentire a ricevere meno A per la stessa quantità di B, cioè egli prova un sentiero md'k', più inclinato di mk sull’asse ox, e si allontana da l. Il primo individuo è costretto a seguirne