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170 | conc. gen. dell’equil. econ. | [§ 65-66] |
nomeni medii e che si riferiscono a grandi numeri. Discorriamo dell’individuo, non già per ricercare effettivamente cosa un individuo consuma o produce, ma solo per considerare un elemento di una collettività, e per sommare poi consumo e produzione per molti e molti individui.
66. Quando diciamo che un individuo consuma un orologio e un decimo, sarebbe ridicolo il prendere quei termini alla lettera, il decimo dell’orologio è un oggetto sconosciuto e che non ha uso. Ma quei termini esprimono semplicemente che, per esempio, cento individui consumano 110 orologi.
Quando diciamo che l’equilibrio ha luogo quando un individuo consuma un orologio e un decimo, ciò vuol semplicemente esprimere che l’equilibrio ha luogo quando 100 individui consumano chi uno, chi due o più orologi, e anche punti, in modo che tutti insieme ne consumano 110 circa, e che la media per ciascuno è 1,1.
Questo modo non è proprio dell’economia politica, ma appartiene a moltissime scienze. Nelle assicurazioni si discorre di frazioni di viventi; per esempio 27 viventi e 37 centesimi. È pure chiaro che non possono esistere 37 centesimi di un vivente!
Se non si concede di sostituire le variazioni continue alle discontinue, conviene rinunciare a dare la teoria della leva. Voi mi dite che una leva a braccia eguali, per esempio una bilancia, è in equilibrio quando porta pesi uguali; io prendo una bilancia che è sensibile solo al centigramma, metto in uno dei piattini un milligramma di più che nell’altro, e vi faccio vedere che, contraddicendo la teoria, sta in equilibrio.
La bilancia nella quale si pesano i gusti dell’uomo è tale che per alcune merci è sensibile al gramma;