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[§ 52-54] | conc. gen. dell’equil. econ. | 165 |
purchè abbia 1.2 di vino. In altri termini vuol dire che quelle due combinazioni, cioè 1 kg. di pane e 1 kg. di vino; 0,9 kg. di pane 1.20 kg. di vino per lui tornano lo stesso; egli non preferisce la seconda alla prima, nè la prima alla seconda; non saprebbe quale delle due scegliere, gli è indifferente godere dell’una o dell’altra.
Movendo da quella combinazione, 1 kg. di pane e 1 kg. di vino, troviamone tante altre, di cui la scelta è indifferente, e siano per esempio
pane | 1.6 | 1.4 | 1.2 | 1.0 | 0.8 | 0.6 |
vino | 0.7 | 0.8 | 0.9 | 1.0 | 1.4 | 1.8 |
Tale serie, che si può prolungare quanto si vuole, si chiamerà una serie di indifferenza.
53. L’argomento diventa molto più facile ad intendersi mediante figure grafiche.
Tiriamo due assi ortogonali, OA, OB; su OA portiamo le quantità di pane, su Fig. 5.di OB le quantità di vino. Per esempio oa figura uno di pane, ob figura uno di vino; il punto m che ha quelle due coordinate indica la combinazione 1 kg. di pane e 1 kg. di vino.
54. Così s’intende che potremo rappresentare tutta la serie precedente, ed unendo insieme i punti di quella serie con una linea continua, avremo la linea n m s che dicesi linea d’indifferenza o curva di indifferenza1.
- ↑ Questo nome è dovuto al prof. F. Y. Edgeworth. Egli supponeva che esistesse l’utilità (ofelimità), e ne deduceva le curve di indifferenza; invece io prendo come dato di fatto le curve di indifferenza, e da esse traggo quanto occorre per la teoria dell’equilibrio, senza che occorra considerare l’ofelimità.