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[§ 44-46] | conc. gen. dell’equil. econ. | 161 |
compra che oggi faccio della cicoria?». Chi mai si è astenuto dal farsi fare un abito, non già per scansare la spesa, ma solo in vista di fare scemare, in quel modo, il prezzo degli abiti in generale? Se uno andasse sul mercato e dicesse: «A me farebbe comodo che le fragole costassero solo 30 cent. il kg.; dunque sto fermo a quel prezzo», farebbe ridere. Egli dice invece: «A 30 cent. il kg. ne comprerei dieci kg.; a 60 cent. ne comprerei solo quattro kg.; a un franco non ne compro affatto»; e guarda se così gli riesce di accomodarsi con chi vende. Quel tipo (I) corrisponde dunque a moltissimi fatti concreti, e non sarà punto tempo sprecato il farne la teoria.
45. Del tipo (II) troviamo pure non pochi esempi. Alla borsa dei valori, compagnie di potenti banchieri e sindacati seguono quel tipo. Coloro che, con mezzi poderosi, mirano a fare incette di merci vogliono evidentemente modificare le condizioni del mercato per trarne vantaggio. Il governo italiano, quando fissa il prezzo del tabacco che vende al pubblico, opera secondo il tipo (II). Chiunque ha un monopolio, e sa usarne, opera secondo quel tipo.
46. Badando ai casi concreti, vediamo che il tipo (I) si osserva dove c’è concorrenza tra coloro che lo seguono. Coloro coi quali contrattano possono non essere in concorrenza e quindi non usare il tipo (I). Il tipo (I) si osserva tanto più schietto quanto più la concorrenza è estesa e perfetta. E appunto perchè ogni giorno alla borsa di Parigi c’è molta gente che compra e vende rendita francese, che sarebbe da mentecatto il discorrere di modificare le condizioni di quel mercato comprando o vendendo pochi franchi di rendita. Certo, che se
Economia politica. - 11. |