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[§ 3-5] | conc. gen. dell’equil. econ. | 143 |
plesso, perchè i fatti oggettivi sono moltissimi e tra loro in parte dipendenti. Tale dipendenza fa sì che la logica ordinaria diventa presto impotente, appena si trascorre oltre ai primi elementi della materia, e quindi conviene ricorrere ad un genere speciale di logica, appropriata a simili studii, cioè alla logica matematica. Non c’è dunque da discorrere di un «metodo matematico» opposto ad altri; c’è da discorrere di un mezzo di ricerca e di dimostrazione, aggiunto ad altri.
4. Inoltre, sempre per le difficoltà del problema, giova scindere la materia: principiare coll’eliminare tutto ciò che non è proprio essenziale, e considerare un problema ridotto agli elementi principali ed essenziali. Ciò porta a partire la materia in economia pura ed in economia applicata. La prima è una figura ove non ci sono che le linee principali, alle quali la seconda aggiunge particolari. Queste due parti dell’economia sono analoghe alle due parti della meccanica: cioè alla meccanica razionale e alla meccanica applicata.
5. In sostanza si tiene una via simile in quasi tutti i rami dello scibile umano. Persino nella grammatica si principia col dare le principali regole fonetiche, e poi si aggiungono i particolari. Quando, nella grammatica greca, si dice che l’aumento è il segno del passato nell’indicativo dei tempi storici, si dà una regola che potrebbesi dire di «grammatica pura». Ma essa, da sola, non vale per sapere come sono effettivamente quei passati, ed occorre aggiungervi non pochi particolari.
6. Il problema che ora imprendiamo a trattare è dunque un problema particolarissimo, e ne cerchiamo la soluzione per muovere poi, da essa, ad ulteriori ricerche.