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126 | introduz. alla scienza sociale | [§ 102-103] |
non solo per caratteri evidentissimi, come il sesso, l’età, la forza fisica, la salute, ecc,; ma anche per caratteri meno facilmente osservabili, ma non meno importanti, come sarebbero le qualità intellettuali, morali, l’attività, il coraggio, ecc.
L’asserzione che gli uomini sono oggettivamente eguali è talmente assurda, che non merita neppure di essere confutata. Invece, il concetto soggettivo dell’eguaglianza degli uomini è un fatto di gran momento, e che opera potentemente per determinare i mutamenti che subisce la società.
103. Allo stesso modo che in una società si distinguono ricchi e poveri, sebbene le entrate crescono insensibilmente dalla più bassa alla più alta, si può distinguere in una società la parte eletta o aristocratica, nel senso etimologico (ἄριστος - migliore), e una parte volgare; ma occorre sempre tenere presente che si passa dall’una all’altra per gradi insensibili.
Il concetto di quella parte eletta è subordinato alle qualità che in essa si ricercano. Vi può essere un’aristocrazia di santi, come un’aristocrazia di briganti; un’aristocrazia di scienzati, un’aristocrazia di furbi, ecc. Ove poi si considerino quel complesso di qualità che favoriscono il prosperare e il dominare in una società, si ha ciò che diremo semplicemente aristocrazia o parte eletta.
Tale parte esiste veramente in ogni società, e la governa, anche quando apparentemente il reggimento è quello della più larga democrazia.
Per una legge di gran momento e che veramente è cagione principale di molti fatti sociali e storici, quelle aristocrazie non durano, ma si rinnovano continuamente; ed ha luogo, per tal modo, un fe-