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124 introduz. alla scienza sociale [§ 101]


In sostanza il ragionamento del nostro autore si compendia così: L’arte deve occuparsi di cose appartenenti all’uomo, essere umana; dunque deve occuparsi solo del popolo, degli operai, avere per scopo la solidarietà, essere umanitaria.

Logicamente questo ragionamento è assurdo; eppure venno favorevolmente accolto ed applaudito dai buoni borghesi che l’ascoltavano; il che seguì semplicemente perchè essi non badarono al ragionamento; badarono alle parole, che stuzzicavano gradevolmente certi loro sentimenti. Quella brava gente crede che, col prostrarsi dinanzi al volgo, col farsene umilmente lodatrice, tornerà al potere; ed inoltre ad essa viene meno ogni civile energia, onde, per provare sensazioni piacevoli, basta che senta qualche produzione letterariamente discreta, ove sieno incastrati i termini di: popolo, operai, piccoli e umili, umano, solidarietà, ecc.

Presso molti popoli, il ragionamento su cose sociali si ferma al punto ove appare che certi fatti sono, o non sono, accettati dai sentimenti religiosi. Presentemente, presso i popoli civili, quel punto tro-


    procurare di dimostrare che meglio e più dei seguaci delle altre si occupano del bene del popolo. Ognuno cerca di trarre l’acqua al suo mulino, lodando e lusingando Demos.
    Il Brunetière serba pei romanzi a lui graditi, il nome di romanzo sociale, e lo rifiuta ai romanzi degli avversarii; «car je n’appelle de ce nom de «roman social» ni les Mystères de Paris, ni le Compagnon de Tour de France, ni les Misérables». Di rimando poi i socialisti non concedono al Brunetière di dirsi socialista.
    Colui il quale può dirsi «vero socialista», senza che da alcuno gli sia contestato quel titolo, è come l’Araba Fenice.