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384 SECOLO XVIII.

cerone in faccia di Silla Dittatore. Se questa massima fosse stata adottata da qualche altra Repubblica nei secoli XIV e XV, tutta Italia si sarebbe allora riunita di nuovo in un centro comune e non sarebbe stata la preda degli oltramontani.

In quei tempi romani, crediamo noi, che un patrizio italiano nato in un angolo dell’Italia fosse più o meno d’un altro nato altrove e in Roma medesima, e molto meno che fosse forestiero in Italia? no certamente, se perfino la suprema di tutte le dignità, cioè il Consolato, comune sino agli ultimi confini d’Italia si rese. Siamo stati dunque tutti simili in origine; che origine di nazione io chiamo quel momento, in cui l'interesse e l'onore unisce gli uomini in un corpo solo ed in un solo sistema. La Monarchia sciolse i vincoli di questo corpo; e gl’Imperadori, dando senza misura il diritto di cittadinanza a molte provincie fuori d’Italia (giacché essa non significava più come prima); le città d’Italia si restrinsero nei rispettivi lor territorj; e, conservando dentro di sé stesse la medesima forma di Roma nei loro magistrati, s’intitolarono Repubbliche; e quindi ritrovasi nelle inscrizioni, quasi in ogni città, l’intitolazione di Respublica. Questa riflessione fuggì dall’occhio degli antiquari, ma con moltissimi esempj si può dimostrare vera e sicura.

Tale divisione facilitò la venuta de’ Barbari, perchè l’ardore per la pubblica causa non esisteva più. I discendenti degli Scipioni, dei Bruti, dei Cassj, dei Pompei, dei Papirj, dei Fabricj ec. non erano più: parte di essi era estinta, altra parte passata a Costantinopoli, altra ne’ chiostri e nell’ordine clericale; né in Roma rimaneva altro che un geroglifico della libertà, nella esistenza del Senato Romano. Sotto a’ Goti pertanto siamo tutti caduti nelle medesime circostanze e ridotti alla medesima condizione. Le guerre insorte fra Greci e Goti, la totale sconfitta di questi, e la sopravvenienza de’ Longobardi, han fatto che l’Italia in due porzioni e in due partiti rimanesse divisa. La Romagna, il Regno di Napoli e l'Istria rimasero sotto i Greci, e tutto il rimanente d’Italia sotto de’ Longobardi. Una tal divisione non alterò la originaria condizione degl’Italiani, se non in quanto, che quelli che sotto a’ Greci rimasti erano, seguirono a partecipare degli onori dell’Imperio trasferito a Costantinopoli; memorie certe ne’ documenti essendosi conservate in Romagna, in Istria, ed in Napoli, dei Tribuni, degli Ipati o Consoli, e delle altre dignità conferite ai nobili di quelle regioni; nel tempo che l’altra parte d’Italia languiva in ischiavitù sotto il tirannico giogo dei Duchi e dei Re Longobardi. Ma, rinnovato l’Imperio di Carlo Magno, eccoci di nuovo riuniti tutti in un sistema politico da per tutto uniforme. Questo fu lo stato d’Italia per undici secoli; e tanto spazio di tempo non basta egli a persuader