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GIAN RINALDO CARLI 379

Gli scritti del Carli toccano argomenti svariatissimi. La prima cosa da lui posta a luce, fu a 18 anni una Dissertazione sull’aurora boreale (1738), indi a ventun anno, nel 1741, una Lettera sulla dissertazione delle masnade di mons. Fontanini (vol. XXV degli Opuscoli del Calogerà), cui seguì un Ragionamento sulle Antichità di Capodistria. Pubblicò poi (1743) un Discorso dell’Indole e della storia del Teatro tragico, la tragedia Ifigenia in Tauri, la traduzione della Teogonia di Esiodo, con tre dotte dissertazioni, le Osservazioni sulla musica antica e moderna (1744) e i quattro libri Della spedizione degli Argonauti in Colco (1745). Durante il tempo in che fu professore a Padova, prese parte alla discussione sollevata dal Tartarotti, e continuata da Scipione Maffei, scrivendo Sulle streghe e sugli stregoni (1716), attirandosi le ire, e le calunnie dei devoti, come anche partecipò all’altra controversia sull’impiego del danaro con lettera al Maffei. Appartengono a questo periodo (1748) anche lo scritto Sulle navi turrite degli antichi, il poemetto in tre canti Andropologia ossia della società e della felicità, la dissertazione della Geografia primitiva, e delle tavole geografiche degli antichi. A Milano scrisse la Instituzione civile o sia Elementi morali per la gioventù (1756), le dissertazioni Del diritto ecclesiastico metropolitico in Italia e specialmente in Milano, e Dell’antico vescovato Emoniese. Trovandosi in Pisa nel 1756 scrisse Sull’incertezza dell’epoche intorno la nascita e morte di Cristo, non chè un Saggio politico ed economico sulla Toscana, levando a cielo il governo e le riforme di Pietro Leopoldo, ed illustrò anche uno Scarabeo rappresentante i Sette a Tebe. Nella villa della Somaglia ad Orio scrisse pel Caffè il bel ragionamento Sulla patria degli Italiani, che riproduciamo, rivendicandolo a lui,1 che del resto lo ristampò ampliato, e ritoccato nel IX vol. delle sue Opere, ma che taluno erroneamente aveva attribuito a Pietro Verri. Fissatosi a Milano per ragioni d’ufficio, ivi pubblicò molti scritti di economia e di finanze: le Osservazioni preventive al piano delle monete, il Saggio di Economia politica, il Ragionamento sui bilanci economici delle nazioni (1759), il Censimento di Milano (176O), la dissertazione Sul libero commercio dei grani, le Note alle Meditazioni sull’economia politica del Verri, il Nuovo metodo per le scuole pubbliche d’Italia (1771), l’Uomo libero (1772), le Lettere americane (178O), che furono poi tradotte in francese ed in tedesco. Cessando dai pubblici ufficj, come se leggera fatica fosse quella delle Antichità italiche, trattò di fisiologia, e medicina nel Ragionamento sulla teoria di Michele Rosa (1787), nelle Lettere sulla podagra, e in quelle Sull’Elettricità animale e l’apoplessia (1792), e già innanzi aveva trattato della Memoria artificiale (1782): si occupò di storia, colle Notizie intorno a P. P. Vergerio, suo concittadino, e nel----

  1. Vedine le prove in Ferrari, Del Caffè, periodico milanese, Pisa, Nistri, 1899, pag. 32.