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PAOLO ROLLI. 125

Siete fuor dell’ausonie contrade:
Troppo è sì che la vostra natia
Soavissima ignota armonia.
Qual rugiada in arena se n’ cade.
     Aër puro di clima sereno,
Chiaro sol, cheto mar, suolo ameno
Vi richiamano a lieto ritorno.
Ove intesa è dolcezza di canto
Ove ogn’alma ne sente l’incanto
De le Muse è il verace soggiorno.
     Ripassate dell’Alpi le brume....

Si fermò a Todi, donde era nativa la madre, ed ivi morì il 20 marzo 1765.

Molto ei tradusse: da Virgilio la Bucolica, da Anacreonte le Odi, da Racine l’Ester, e l’Atalie, da Milton il Paradiso perduto (Londra, 1735). Meglio riuscì nella lirica (1ª ediz. col titolo Componimenti poetici, Londra, Pickard, 1717: edizione più compiuta, Nizza, 1782) trattando l’Ode, l’Elegia, la Cantata, ma riuscì specialmente nelle Canzonette, in che rivaleggiò col Metastasio, anzi secondo alcuni, ad esempio, secondo il Bertòla, e il Carrer, lo superò in eleganza. Queste sue poesie mollemente musicali, anche quando non avessero propria accompagnatura di musica, furono per la loro facilità, e dolcezza notissime a’ loro tempi, e da tutti gustate. Del luogo che a lui spetta fra i poeti del Settecento, parla ottimamente il Carducci nella Prefazione ai Poeti erotici del sec. XVIII, Firenze, Barbèra, p. xxviii, e segg. (e col titolo I corifei della Canzonetta nel sec. XVIII, in Morandi, Antol. della crit. mod., p. 546).

[Per la biografia, vedi le Memorie poste dall’ab. G. B. Tondini in fronte al Marziale in Albion del Rolli, Firenze, Moücke, 1776.]




La Lontananza.

     Solitario bosco ombroso,
A te viene afflitto cor,
Per trovar qualche riposo
4Fra i silenzj in quest’orror.
     Ogni oggetto ch’altrui piace
Per me lieto più non è:
Ho perduta la mia pace,
8Son io stesso in odio a me.
     La mia Fille, il mio bel foco,
Dite, o piante, è forse qui?
Ahi! la cerco in ogni loco;
12E pur so ch’ella partì.
     Quante volte, o fronde grate,
La vostr’ombra ne coprì!