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mio William; avrei voluto che tu sentissi quanta bontà era nascosta nell’accento semplice, naturale, tenero con cui la zia Anna pronunciò quelle parole: con me. La bontà di mia zia è così profonda, così uniforme nella sua tenerezza, e così intimamente fusa colla sua natura, che i giorni e i mesi passano, senza che io abbia tempo o luogo a pensare ch’ella è buona; ma quando in un’occasione come è questa si getta lo scandaglio in quel suo carattere così infinitamente buono, si rimane sorpreso dinanzi a tanta serenità limpidissima. La sua bontà è un cielo eternamente sereno, e non lo sa apprezzare che chi ha conosciuto in altre terre la nebbia, la pioggia e gli uragani.

Anche il dottor Thom rimase commosso dall’accento dolcissimo, dalla sublime naturalezza con cui la zia Anna aveva pronunciato quelle due parole, e dando al suo sorriso un’espressione calda e riconoscente, le disse:

— Voi già siete sempre la stessa Anna di ora è mezzo secolo: neppur gli anni v’hanno potuto dare un pochino d’egoismo; morrete impenitente.

Il dottor Thom era buono, era dolce; ma non amava molto arrestarsi sulla tenerezza.

— È affar finito, dunque; verrò io stesso a Londra a salutarvi prima della vostra partenza. Venite a vedere il mio giardino, e voi Emma venite a visitare la mia nuova serra; vi farò conoscere molte piante che io qui tengo prigioniere, e che a Madera vedrete fiorire lussureggianti a cielo sereno. Oh, venite, venite; ho ricevuto da quindici giorni un solanum del Brasile che è di una rara bellezza. In Inghilterra non siamo che io e il duca di Bevonshire celi abbiamo questo solanum.

Si rimase ancora un’ora a Brompton, ma ti confesso che lungo le ajuole linde linde del giardino e nell’aria calda della serra del dottor Tlioni io pensava sempre a te e a Madera; e la nuova fase in cui stava per entrare la mia vita mi pareva un sogno. La speranza, la paura, il terrore dell’ignoto, l’affetto per te si facevano così aspra guerra nel mio cuoricino, ch’io di quando in quando udiva le parole del dottore e di mia