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Quando si giunse a Brompton, egli era in giardino, tutto occupato a rimondare un cespuglio di rose. Appena mi vide, mi venne incontro e mi abbracciò, come se fossi una sua figliuola, e mi fece entrare colla zia nel suo studio, e là seduto accanto a me, mi tenne per un pezzo una mano stretta nella sua e, guardandomi amorosamente, non sapeva dir altro che: la nostra Emma, la nostra brava Emma.

Gli raccontai per filo e per segno la mia visita ai tre oracoli della medicina inglese; ed egli sorrise più d’una volta.

— Sì; sì, mia cara Emma, voi dovete andar a Madera; dovete rimanercene là un pajo d’anni almeno, finchè siate completamente ristabilita. E poi, e poi sì ritorna in Inghilterra per mettere alla prova la salute conquistata, e se in altri due inverni inglesi non abbiamo tosse nè catarro, e se intorno a questi ossicini riusciamo a mettere un pochino di carne e di lardelli, allora Emma fa un’ultima confessione al vecchio dottor Thom, e questi le dà l’assoluzione completa di tutti i peccati e le permette di sposare il suo William. Non va bene così?

— Caro dottore, possano le vostre parole essere sante, possa ascoltarle il mio povero padre.

— Sì, vostro padre ci ascolta: e quando io in nome suo vi dirò sposate William, voi lo potrete fare con piena coscienza di non mancare alla vostra parola, ai vostri giuramenti.

— Ma mio buon dottore, io ho pur giurato a mio padre di non prendere mai marito?

— Cara creatura, questo è verissimo, ma noi dobbiamo esser servi delle idee e non delle parole. Quando la vostra salute fosse completamente ristabilita, e la vostra costituzione rifatta, mancherebbero le ragioni per le quali vostro padre esigeva da voi una solenne promessa. Non vi ha egli detto che in ogni caso aveste a consultarmi e a seguir ciecamente ciò che vi avrei detto di fare?

— Sì, mio dottore, e per questo vi ubbidirò ora e sempre, senza esitare, senza domandar spiegazioni, senza guardarmi indietro.