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pirle ti pareva ricordarle. Ebbene, se ciò è vero, se le fantasie del tuo core non ti trasportano nel mondo degli spiriti, tu jeri devi con me aver navigato un grosso mare, devi aver lottato contro una orrenda procella, devi infine esserti ritirata stanca, ma confortata pel porto della consolazione.

Stammi a sentire, dolcissima Emma, siediti in quella tua seggiolina azzurra, bassa bassa, dove suoli rannicchiarti quando mi guardi in alto, sicchè io, stando in piedi, bevo la luce dei tuoi occhi in quell’abisso profondissimo delle tue pupille. Intreccia le tue dite; sicchè una mano sappia quel che l’altra sente, e piegata sopra te stessa, come se tu fosti in un nido, fa silenzio e stammi a sentire.

Ieri mattina io m’era alzato di mal’umore; nè sapeva il perchè. Per quanto adoperassi e stancassi quell’organo del cervello umano che ha l’incarico di cercare la ragione delle cose (anche quando queste non hanno ragione alcuna fuorchè di essere quel che sono) io non sapeva spiegarmi perchè tutto vedessi attraverso un velo di morte... Il cuor mi suggeriva la pietosa menzogna che io era triste, perchè da tre, giorni non ti aveva veduto; ma l’amore della verità di cui tu hai saputo fare in me una religione, mi diceva che quella cagione del mio dolore non era vera; perchè molte volte aveva passata una settimana e più lungo tempo ancora senza vederti e non aveva sentito quel tormento dell’anima che mi faceva toccare un’ortica dappertutto dove muovessi un dito, mi faceva vedere una luce odiosa dappertutto dove avessi rivolto il mio sguardo.

Infine, trascinandomi al mio studiolo, dissi fra me: sarà il mio debito di dolore che devo pagare come uomo nato sotto la luna. Quando si nasce ci scrivono sulla schiena con un gesso, come fa il doganiere sui bauli e sui sacchi da notte, un cifra. È il tanto di dolore che dobbiam pagare innanzi morire. Sarà fame, o sprezzo degli uomini, sarà mal di denti o amore straziato; ciò importa poco alla natura. Purchè ognuno paghi il proprio tributo di dolore, sia poi in lagrime o in convulsioni, in piombo muto che riga il