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mo colpo d’occhio ch’egli ama le cose belle, e sopratutto ama la natura, di cui aveva fatta prigioniera in casa sua quanta parte aveva potuto.

Sulla scala c’erano dei pini grandissimi imprigionati in grossi vasi di terra, e mi pareva impossibile che vi potessero viver sani e robusti, e la terra in cui erano piantati non era nuda, ma coperta di erbe e di muschi come se ne trovano nella Scozia. Ogni pianta aveva il suo tappeto verde, aveva la sua famigliuola di pianticelle minori che pareano tenerle compagnia. Nell’anticamera, nelle sale, dappertutto vi erari fiori e fra essi sentiva a bisbigliare alcuni uccelletti ch’io non vedeva. Quel che vedeva erano statue; copie delle più belle opere di scoltura della Grecia antica e dell’Italia moderna. Le divine forme dell’uomo, della donna, del bambino, erano ritratte per ogni parte in marmo, in alabastro e sulla tela. Nello studio, sullo scrittojo, vi era una Venere dei Medici in alabastro, messa fra due pianticelle d’alloro e di mirto, e parevano tutte quelle belle cose sepolte in un mondo di libri d’ogni grandezza e d’ogni colore.

Quanto era poetica quella concisione sublime di cose! La Venere dei Medici, due alberetti sempre verdi e le opere dell’ingegno umano! La natura, l’arte, la scienza si trovavano in quello spazio ristretto vicinissime l’un’all’altra, sembravano confondersi e quel medico doveva sentirsi profondamente commosso quando sedeva al lavoro in quel posto.

Fermai la mia attenzione sul mirto e sull’alloro. Quelle pianticelle eleganti non erano trovate a caso: esse erano state scelte da un gusto squisito. Non son esse le piante sacre all’amore e alla gloria? — Stava appunto fabbricandomi un idillio su quelle due belle prigioniere del dott. Haug... quando sentii i suoi passi che si andavano avvicinando nel corridoio. Sentii pure la voce e lo schiamazzo di un bambino, sentii il fruscio di una veste di seta, alcune parole che non capii ma che non potevano essere che d’uomo a donna, parole d’amore... Quanto amava quel medico, prima ancora di averlo veduto...

Un momento dopo io era seduta accanto a lui... non