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perchè sono morti tutti i tuoi fratelli, tutte le tue sorelle? Sai tu perchè la nostra casa e stata per tanti anni un cimitero?... Perchè io ho uccisi tutti i miei figliuoli; e mio padre si asciugò il sudore dalla fronte così pallida che pareva di cera, e si passò la mano nei capelli. — Sì, mia Emma, ho ucciso i tuoi fratelli; ho ucciso le tue sorelle ed ho condannato te ad una vita infelice.

— Babbo, mio caro babbo, tu deliri, gli mormorai.

— No, io non deliro; io era ammalato, aveva nel sangue il germe della malattia che ora mi uccide, e l’ho trasmessa ai miei figliuoli e li ho uccisi. Io non aveva il diritto di diventar padre, e ho voluto aver una famiglia; io doveva subire solo la condanna della natura, e invece ho voluto avere dei figliuoli e li ho avvelenati col mio sangue, li ho uccisi, intendi...

E mio padre, preso da un accesso di tosse fortissima, dovette riposare e bevere a più riprese per ripigliare il suo discorso.

— E tu, mia Emma, porti nel sangue lo stesso veleno; e gli sforzi dell’arte soltanto e una postuma pietà della Provvidenza ti hanno conservata, perchè avessi a chiudere gli occhi al tuo povero padre, che senza di te sarebbe morto solo, solo coi suoi rimorsi e il peso di un pentimento che non ha a finire che nella fossa; ma tu, mia Emma, non puoi diventar sposa di altri; tu non hai a diventare madre. Me l’hai a giurare, mia Emma, qui su questa carta che ho scritto per te, e che leggerai quando io sarò morto. Tu hai a vivere colla zia Anna. Fa quel che vuoi: dedica la tua vita alle arti, ai viaggi, alla beneficenza, alla religione; tutto ti concedo, ma non esser moglie di alcun uomo, mai, mai. Me lo giuri, Emma?... solo con questo tuo giuramento morrò tranquillo.

Io piangeva e soffocava il pianto per non disperare mio padre, io non capiva nulla di tutto questo; capiva solo che una mia parola avrebbe consolato mio padre moribondo; ma i singhiozzi e le lagrime non mi lasciavano parlare.

— Ma giuralo, dunque, mia Emma, giuralo; io muoio; non posso aspettare.