Pagina:Mantegazza - Un giorno a Madera, 1910.djvu/5



DUE PAROLE

AI MIEI ELETTORI DI MONZA


Voi mi avete dato già due volte il battesimo di vostro rappresentante; ed io finora ho fatto ben poco per meritarmi questo onore.

Cinque o sei discorsi, molte votazioni coraggiose, sia che il coraggio fosse contro i ministri o (cosa più difficile) contro le opinioni popolari; molte assenze dalla Camera; nessun gallone, neppur quello di caporale, all’uniforme di deputato. Ecco, per parlarvi la lingua di moda, il bilancio attivo e passivo del vostro rappresentante.

Io però ho sempre creduto che l’ufficio di deputato abbia una vita ben più larga che quella che corre fra l’urna elettorale e il decreto regio che scioglie la Camera; ho sempre pensato che l’orizzonte, in cui si deve muovere la vita pubblica, è ben più ampio della stretta atmosferica che si agita e bolle sotto le vôlte della Sala dei Cinquecento. Poveri noi, se i nostri figliuoli dovessero trovare che l’opera dei primi deputati del Regno d’Italia andò tutta consumata nel fare delle mozioni sospensive, degli ordini del giorno puri e semplici e delle quistioni pregiudiziali. Poveretti noi, se tutta la vita d’una generazione dovesse andar consunta nel rattoppare i nostri cenci, nel puntellare le Casse dell’erario, nel lasciare ai futuri della carta e dei debiti.