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di scogli infernali o di azzurre pianure che si chiama il Golfo della Spezia. Amava ogni foglia d’ulivo, ogni ombrello di pino; seguiva cogli occhi amorosi ogni perla che si distaccava dall’oltremare delle onde per correre sotto la sponda del nostro schifo e sparire; assaporava colla bocca aperta l’aroma del mare, godeva con ogni senso di quel paradiso, perchè era il nido in cui si era nascosta la mia Emma.

Giunsi a San Terenzo all’ora del crepuscolo; andai subito al caffè dell’Unione, e senza prudenza alcuna, anzi con selvaggio ardimento, domandai il vostro nome: seppi ciò ch’io già sapeva; presi in affitto una camera in faccia alla vostra; mi sentii per un momento il più felice degli uomini; ma la mia felicità non mi portò al delirio, perchè ho saputo attendere, perchè dopo aver veduto alla sera il vostro volto pallido e divino alla finestra, ho saputo resistere e son rimasto in casa; perchè a pochi palmi da voi ho saputo strozzar nella gola un grido che mi prorompeva violento: Emma, Emma; e fuggito dalla finestra, mi son gettato sul letto, soffocando il grido e il volto, e tentando di smarrirmi in me stesso, onde scordare per pochi momenti la coscienza di una sensazione così violenta che pareva dovesse uccidermi.

Il mio amore mi gridava forte forte nel petto: la tua Emma è là, è là presso di te; essa potrebbe sentire la tua voce; essa è là ed è tua, perchè nessuno può amarla quanto William, nessuno può farla felice quanto lui.

E il tuo orgoglio gridava forte anch’esso quanto l’amore: la tua Emma era in Europa, questo solo sapevi, e il tuo cuore ti portò là dov’ella era; come colomba che cogli occhi chiusi spiccata da lontane regioni, ritorna al suo nido; come freccia di abile cacciatore che cerca infallibile il suo bersaglio; come occhio di creatura viva e foglia di pianta sepolta che ritrova il suo raggio di sole; come l’Arabo del deserto che fiuta l’acqua dell’oasi remota; come William che cerca Emma: come Emma troverebbe William.

Credi tu, mia Emma, dopo tutto questo, che Dio non mi abbia creato per te, non credi tu forse che