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Domandai se in San Terenzo vi fosse una posta; mi dissero di no, che conveniva portar la lettera a Lerici;. non v’era altro mezzo che cercarmi un messagero. Lo trovai, e messomi a sedere sopra un muricciuolo attesi coll’orologio in mano il ritorno del piccolo pescatore dai piedi nudi che aveva mandato colla mia lettera. Due volte credetti che la lancetta dell’orologio non camminasse e ravvicinai al mio orecchio; poi impaziente chiusi gli occhi, tormentai colle mani le pianticelle di menta sulle quali mi era seduto e che profumavano l’aria all’intorno.

Oh! mia Emma, se un uomo senza amore guardasse un innamorato, come dovrebbe trovarlo ridicolo!

Il mio pescatore ritornava pochi minuti dopo, saltellando di sasso in sasso, ma aveva ancora la mia lettera fra le mani. Chiusi gli occhi di nuovo, come fanno i bambini, quando credono che così facendo non saranno veduti. Seppi dal mio messaggero che la porta era ancor chiusa, nè vi era un campanello o altro per risvegliare i dormenti. Il mio vispo messaggero non si era però dato vinto dinanzi alla porta chiusa, e si era arrampicato sull’inferriata del pianterreno, ma tutto era chiuso o fin nella cucina, mi diceva egli, non si vedeva neppure il gatto. Era venuto di corsa a domandarmi, se potrebbe picchiare nella porta con una pietra per svegliare quei signorini, che dormono alla pisana... diceva ridendo e facendo smorfie vivacissime con quel suo volto bruno, intelligente, sporco.

Gli dissi di no, lo ringraziai e riportando la mia lettera, son qui di nuovo a scrivervi. Oh! l’amore trasforma davvero l’uomo in un ragazzo: ma il fanciullo è anche la creatura più calda, più innocente, più irrequieta del mondo.

E sono qui col capo che mi vuol scoppiare, ma colla calma necessaria per farvi le mie scuse, per giustificarmi, per difendermi, sicchè mi abbiate a perdonare il mio peccato.

Voi siete partita da Londra ed io vi son rimasto. Ecco tutta la storia di quel dolore che in tre mesi non ho potuto vincere e che per la prima volta in mia