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di questo foglio e voglio sùbito che voi sappiate che son qui a San Terenzo con voi; voglio sùbito che mi scacciate lungi da voi le mille miglia o che posando la vostra mano sul mio capo mi diciate con un vostro sorriso. William, fratello, io ti perdono.
Addio, Emma, vado a cercare chi vi porti questa mia lettera.
william a emma.
San Terenzo, 20 aprile 18...
Sono escito colla mia lettera; il cuore mi batteva forte ed io mi sentiva così turbato, che se un carabiniere mi avesse incontrato per la via mi avrebbe sùbito arrestato, vedendo in me il volto di chi sta per commettere un grande delitto. E infatti non ho io violato la parola data?
Son passato dinanzi alla vostra casa: era chiusa; chiuse tutte le finestre; tutto dormiva. Ho fatto il giro della casa, e là dove la parete s’innalza sopra un sentiero campestre, mi son guardato intorno; e non vedendo alcuno, mi sono avvicinato e ho baciato quella parete. Non avete voi sentito quel bacio? — Fuggii come se avessi ucciso un uomo, e per più di mezz’ora turbato, confuso, col corpo tutto in sudore mi sono gettato per viottoli solitarii, fra i boschi di olivi, ora guardando alla vostra casa, ora al mare, ora al cielo, finchè la stanchezza dei muscoli m’ebbe dato un poco di calma. Oh, come mai il fragile corpo dell’uomo può tener chiuso in sè tanto fuoco, tanto delirio, tanta vita; tutto un mondo di gioia che combatte con un altro mondo di dolore?
Sono ritornato al villaggio per la via del mare; camminava lesto lesto sull’orlo dell’acqua, e mi divertiva a veder cancellare le mie orme lasciate sulla finissima arena del molle e bianco merletto delle onde che parevano volermi baciare i piedi. Qual fascino riunisce tutti gli uomini su quell’orlo sottile che separa la terra dal mare, il finito dall’infinito; la vita di un giorno dai sogni eterni della speranza e del desiderio!