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tendete di certo voi sentite in questo momento quel ch’io sento!

Ma voi avete rotto l’incantesimo, voi avete gettato a terra dalle fondamenta il tempio dove voleva collocare il mio Dio, voi avete colle mani crudeli strappato dal cespuglio di rose il nido dove aveva a collocare il nostro amore; avete messo quel nido sotto i vostri piedi; l’avete calpestato, l’avete fatto in pezzi. Ed io ho gettato il bastone da pellegrino con cui andava alla mia Mecca, e ho gridato come un viaggiatore che, ritornando in Europa colla fortuna laboriosamente raccolta in molti anni di lavoro e di stenti, si trova assalito dai ladri. Sì, miss Emma, io sono stato brutale. Io mi son presentato alla vostra zia e vi ho chiesta in isposa, vi ho chiesta, come foste una donna qualunque; come se anch’io, venuto all’età di raccoglier le vele, avessi deciso di prender moglie. Vi ho chiesto la vostra mano, per l’eternità, prima di sapere se a bordo del Thyne essa aveva stretto la mia per distrazione o per amore. Ho battuto alla porta del Paradiso, e col denaro in mano ho picchiato, perchè il portiere mi aprisse, perchè mi desse il mio biglietto d’entrata. Giammai potrò perdonarmi questa brutalità, questo atto d’uomo disperato.

E sapete voi che cosa mi rispose la vostra zia? — Si fece seria in volto, si turbò assai, ebbe gran difficoltà a poter pigliar fiato e potermi rispondere; ma poi timidamente non seppe dirmi altro se non queste parole: Domandatene a miss Emma. Essa ha il giudizio d’una vecchia signora, ella è il solo giudice di queste quistioni, i suoi desideri sono i miei... E parlando e salutandomi, mi parve che mi guardasse con compassione, con tenerissima compassione.

Ed io son qui ai vostri piedi, come un condannato che dopo un lungo carcere ingiustamente patito, coll’animo rotto e colle vertigini dello scoraggiamento, aspetta una parola che lo ritorni ad esser uomo...

Ed io son qui, miss Emma, avvilito di aver chiesto la vostra mano ad una zia, di aver scritto cose che gli occhi nostri soltanto avrebbero dovuto dire, di avervi fatto una domanda brutale, sconveniente, indegna di