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solo crogiuolo, e non ardevano che per un amore, non si consumavano che per una donna; ma ella ne era ben degna.
Se io era l’eco di William, non era però l’eco che lusinga e accarezza, ma che ajuta a dar vigore ai santi propositi. Dinnanzi a quell’uomo, dinnanzi a quell’amore sublime senza speranze e senza conforti, il mio carattere si era ritemprato e mi sentiva più superbo di prima d’esser uomo. E così, quando ad un tratto i magnanimi intendimenti del mio amico vacillavano, o si scioglievano in un mare di tenerezze e di amore, io lo scuoteva, gli rammentava la parola data, gli ricordava le ultime parole che la sua Emma più forte di lui aveva detto a Madera:
William, combatti e attendi.
Egli aveva preso il suo biglietto per Madera, poi lo aveva ripreso per San Vincenzo. Voleva tener la sua parola di continuare il viaggio e nello stesso tempo voleva rimanere il più vicino possibile a lei. A. S. Vincenzo ebbe orrore delle spiaggie deserte, di quella terra che sembra arsa per secoli da un fuoco d’inferno che non le lascia una zolla di erba, un velluto di muschio. Continuò il viaggio fino a Pernambuco.
Ogni giorno però io gli diveniva più necessario; e lottando coll’amicizia e coll’amore giunse fino a Rio de Janeiro. La divina bellezza di quel paese vinse ogni esitanza, e William decise di fermarsi al Brasile. Passai con lui una settimana in uno dei più bei paesi del mondo, e dinanzi a cui Napoli e Costantinopoli abbassano modestamente le loro armi; e poi mi separai da lui.
Fu per me uno strappo crudele del cuore; non avrei voluto distaccarmi mai da William e nello stesso tempo, gracilissimo e malaticcio, sentiva che il clima del tropico mi avrebbe ucciso. Anche rimanendo a Rio de Janeiro pochi giorni con lui, non avrei potuto tenergli compagnia per molto tempo. Egli voleva viaggiare nell’interno del Brasile; voleva mettersi alla testa di imprese metallurgiche di colonie agricole; voleva tentar di seppellire sotto un cumulo di affari un’idea che