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allo svolto della via vedo dinanzi a me, ma lontano forse cento passi, una giovane signora a cavallo, tutta sola. Mi pareva sognare, mi credeva in pieno Ariosto. Il cavallo andava al passo, e la signora, allentate le briglie sul collo, posava come persona stanca o malata, piegata sopra sè stessa. Il corpo era sottile, ma elegante, coperto d’un lungo vestito azzurro all’amazzone. Il collo sottile col capo inclinato anch’esso sulla spalla: da un cappellino di velluto nero e ornato d’una penna di fagiano piovevano sulle spalle folti capelli biondi.

Volli mettere al trotto il mio cavallo per raggiungere quella fantastica apparizione, ma un’altra volta il destriero, non sentendosi moderato nei suoi furori dal contrappeso vivente, si slanciò come saetta lungo il cammino, raggiunse la signora in un baleno, ed io ebbi appena tempo di accorgermi, quando l’ebbi avanzata, che anche il di lei cavallo preso da subita emulazione si era dato alla stessa corsa furiosa. Tremai per la signora, ma io ero impotente a tutto; perchè sulle ali del mio demone correva e correva sempre.

Appena potei con tutta la forza delle mie mani temperarne la foga, sentii dietro a me il galoppo d’un altro cavallo; guardai, ma la sella era vuota. Non pensai più ai capricci del mio cavallo, volsi le briglie e a pochi passi sull’orlo d’un campo vidi la bella signor distesa al suolo e svenuta.

Là dov’era caduta non v’eran pietre; sperava che nulla di male le fosse accaduto; balzai da cavallo, corsi ad una vicina sorgente e colla mia barcuccia di pelle portai dell’acqua là dov’era, e le spruzzai alcune gocce sul volto pallidissimo. Raccolse un braccio che teneva ancora in pugno uno scudiscio dal pomo d’argento e sospirò, ma non rinvenne.

Allora pensai di slacciarle il vestito, ma benchè avessi ventidue anni, non osai, tanto mi batteva forte il cuore per l’emozione e le spruzzai nuova e molta acqua sul bel viso. Aperse gli occhi e, veduto che mi ebbe, di pallidissima divenne rossa e non seppe che richiuderli e mormorare un: Sir I thank you.

Quella donna giovinetta era un miracolo di delicata