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rei fuoco alla mia casa e me n’andrei a imbarcarmi come marinaio sulla prima nave che partisse per l’America, per il Portogallo, per la casa del diavolo.... scusatemi, signora.

— Ma come mai, voi nato qui in un paese dove la tisi è rara, specialmente fra gli agiati, avete tanta sventura?

— L’è una storia ben triste, mia buona signora; e, vedete, la racconto a tutti, perchè almeno abbia a giovare a chi può ancora aprofittare di una lezione. Avete voi marito?

— No.

— Ebbene, allora anche a voi la mia storia può esser utile. — E poi, vedete, voi avete il petto gracile voi avete un’aria tanto gentile che subito subito mi avete aperto le cataratta del cuore, che in me stanno chiuse per giorni e settimane e mesi. Più volte mi chiudo in casa tutto solo, coi miei dolori; passeggio per le camere deserte, colla mia Dolores per mano, e più spesso colla mia Dolores fra le braccia. Ho venti camere, capite, in questa mia casa, e son tutte vuote meno una dove dormo e vivo e mangio colla mia figliuola. Capite voi in qual deserto io viva? E mi fa molto bene quando posso trovare ima persona come voi a cui raccontare i miei dolori.

Io ho quarantanni soli, sapete quarant’anni con tanti capelli bianchi e tante rughe, e tutti me ne danno almeno cinquanta e anche più. Non me ne maraviglio; piuttosto stupisco di esser ancor vivo, ma già è la mia Dolores che non mi lascia morire.

Anch’io ebbi i miei vent’anni; anch’io cavalcava sul più ardente dei cavalli di Madera, e senza sella amava gettarmi al galoppo nei sentieri che rasentavano gli abissi più profondi e precipitarmi giù per le chine, con una mano robusta nella criniera e un’altra nella coda, e giù giù sicuro di non distaccarmi mai dal mio cavallo; amava sentirmi intorno l’aria vertiginosa che mi sollevava i capelli e mi fischiava nelle orecchie. Aveva braccia così robuste che più d’una volta andava a strappar la zappa dalle mani dei contadini di mio