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che sia cosa nostra. L’amore per la natura è una passione sempre vergine; e nessuno ha potuto chiudere tutta quanta la natura dietro le pareti di un serraglio o le inferriate d’un carcere: ve n’ha per tutti, anche per l’uomo più povero del mondo. Ora, mia Emma, tu sei in un paese cento volte più bello dell’Inghilterra; dicono più bello dell’Italia, ed io son geloso di Madera.

Quanti volumi non ho io letto in questa ultima settimana su quella tua isola! E per mia fortuna non ho potuto trovare a Londra tutte le opere che parlano di Madera: per cui posso tormentare ancora il mio libraio; posso ancora aspettare nuovi libri dagli Stati Uniti, dalla Germania, dal Portogallo. Ho fatto scolpire dietro un mio disegno una piccola biblioteca, dove non collocherò che opere che parlano della tua isola.

Ho già saputo però che è l’isola dei fiori, che gli eliotropii si mietono come l’avena, perchè invaderebbero i campi; ho saputo che si passeggia all’ombra delle passiflore, e che i boschi son pieni di lauri, di alberetti sempre verdi, di eriche alte come un uomo. Tu che ami tanto le eriche e le hai vedute nelle nostre serre alte un palmo, potrai passeggiare e perderti in un bosco di erica arborea. Ti ricordi quando mi dicevi che le mimose e le eriche erano i merletti d’Inghilterra nel mondo delle piante; ed io, ridendo, ti diceva una secentista, un poeta barocco? Ebbene, tu vedrai ora i merletti giganteschi di Madera.

Il primo pensiero di William che tu trovi nell’isola è dunque un pensiero di gelosia, d’immensa gelosia per quella bella natura che ti possederà tutta quanta per chi sa quanti mesi; è un’invidia infinita per quei fiori che andrai cogliendo a piene mani, che ti inebrieranno coi loro profumi. Come troverai fredde e nuvolose le mie lettere che ti giungeranno ancora imbevute della nostra nebbia inglese! Con quanta compassione penserai a noi poveretti che viviamo per cinque mesi dell’anno senza foglie sugli alberi, senza fiori nei prati!

Vedi, mia Emma, prima di gettarti in braccio della bella natura che ti circonda e di cui non hai sentito