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tro grandi accumulatori di energie cosmiche, chiamati Dinami; dei quali uno era posto a Malta, l’altro a Fernando di Noronha, un terzo in una delle Isole Kurili e un quarto per l’appunto nell’antica Andaman.

Paolo voleva che Maria vedesse uno di questi grandi laboratorii, dove si raccoglievano le energie planetarie e venivano poi distribuite per mezzo di fili in tutte le regioni del globo.

La Dinamo indiana, dove sbarcarono i nostri viaggiatori, era divenuta una città e una scuola. Città abitata dagli ingegneri, che dirigevano la gigantesca officina e scuola dove accorrevano da ogni parte del mondo gli scolari, che volevano avere il diploma di dinamologhi, o dottori nella scienza delle forze fisiche.

Sbarcando a Dinamo, nessun rumore stridente, nessun fumo disgustoso, che annunziasse un’officina, come invece era il caso delle antiche fabbriche. E per le vie nessun uomo sporco di carbone o di su-